Corso di alpinismo, il resoconto

Solito appuntamento al rifugio Sebastiani, la strada è aperta e riusciamo a salire.
Mentre tutti gli allievi si preparano ed indossano l’attrezzatura necessaria, io inizio a guardarmi intorno per capire quale itinerario percorrere. Non c’è vento, la visibilità è buona, decido allora di portare tutti sul monte Elefante, ma non per la via normale, facile e neanche tanto divertente, bensì per la cresta est, molto più affilata, lunga e complessa.
Ci incamminiamo per raggiungere il filo della cresta ovest, che abbandoniamo poco dopo per attraversare il versante nord, ben più carico di neve, visto che il vento nei giorni passati ha sempre tirato da SO, non è ancora tracciato ma non c’è pericolo. Arriviamo dall’altra parte della parete e ci portiamo poco sotto l’itinerario scelto.
Ci leghiamo in conserva, tutti quanti sanno già cosa devono fare, ci dividiamo in due cordate, saliamo con fatica, fino sulla cresta e ci accorgiamo che i primi risalti sono troppo poco innevati per poterli superare con tranquillità e con una difficoltà idonea ad un corso base, decido così di far scendere tutti sul versante opposto, per poi risalire in cresta (tramite un canale a sud) dove diventa più facile.
Con concentrazione e fatica riusciamo a riprendere l’itinerario, davvero aereo ed emozionante, la neve è buona e ci permette di camminare senza fatica.
La vetta la vediamo sempre più vicina, si alza il vento che ci infreddolisce un po’ ma la felicità di essere lì ci fa continuare fino in cima, senza soffrire troppo. Cerchiamo velocemente di fare qualche foto ricordo, per non stare troppo tempo fermi al freddo e riscendiamo lungo la cresta ovest fino al rifugio.
Qui ceneremo e passeremo la notte; oramai quando posso cerco sempre di portare i miei clienti a pernottare nei rifugi, per fargli capire l’importanza di strutture del genere, veri e propri baluardi, soprattutto d’inverno, per noi alpinisti che cerchiamo ristoro dopo giornate faticose.
La mattina dopo il meteo non è più così clemente con noi, c’è nebbia fittissima e vento forte da SO.
C’è tanta altra gente al rifugio, arrivata in mattinata, corsi del CAI, ciaspolatori, scialpinisti… ma tutti decidono di non avventurarsi da nessuna parte. Noi no, partiamo comunque con l’obbiettivo di salire in cima al Terminillo, percorrendo uno dei canali sul versante NE, facili da trovare e riparati dal vento.
Armati di gps e tanta voglia di salire, passo dopo passo, ci portiamo all’imbocco del “canalone Centrale”, ci leghiamo e continuiamo a salire, fino a che non ci rendiamo conto di essere arrivati in vetta anche questa volta.
Gli altri sono al caldo, con le gambe sotto i tavoli del rifugio, ma nessuno di noi li invidia, perchè la cosa importante per ognuno è essere esattamente dove siamo in questo momento.
Ci stringiamo la mano, come si fa tra compagni di cordata dopo una salita, in segno di stima, e scendiamo velocemente sognando un saporita polenta e sognando già la prossima avventura in montagna.
Lorenzo Trento




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